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Focus sulla trasparenza – ma senza una visione più approfondita
Secondo lo studio, i produttori svizzeri continuano a vedere i cambiamenti normativi come dazi e sanzioni come uno dei maggiori rischi (25 percento). Tuttavia, solo il 3 percento delle aziende controlla l'intera catena di fornitura multi-tier. Allo stesso tempo, la Svizzera persegue la strategia più ambiziosa di nearshoring nella regione: il 78 percento delle imprese industriali intervistate pianifica di trasferire gran parte o l'intera catena di fornitura più vicino al mercato domestico.
«Le imprese industriali svizzere vogliono capire con chi collaborano nelle loro catene di fornitura, ma spesso manca la panoramica su quanto siano effettivamente affidabili e conformi le loro strutture di fornitura», spiega Björn Gerster, Head of Manufacturing presso Dun & Bradstreet. «La trasparenza è il primo passo, ma senza dati affidabili sulle dipendenze, i rischi e gli scenari, rimane uno sguardo nello specchietto retrovisore.»
Lacuna tecnologica e di dati frena il progresso
Lo studio mostra inoltre che solo quasi un terzo (29 percento) delle imprese svizzere può utilizzare i dati disponibili nella loro forma attuale per prendere decisioni ben fondate. La maggior parte delle imprese continua a lavorare con processi manuali, in particolare nelle valutazioni dei fornitori, analisi del rischio e dati dei clienti. Solo circa il 10-15 percento di questi processi fondamentali è completamente automatizzato. Inoltre, manca spesso l'accesso integrato ai dati: solo circa un terzo delle imprese svizzere dispone di
- informazioni sui dazi (28 percento) - rischi di sanzioni e conformità (30 percento) o - indicatori di sostenibilità (28 percento) dei loro partner commerciali.
Questo colloca la Svizzera significativamente dietro ad altri mercati come gli Stati Uniti (51 percento per i dati sui dazi) o il Regno Unito (40 percento). Questa frammentazione rende difficile riconoscere i rischi tempestivamente e costruire strategie di resilienza basate sui dati.
Tra trasparenza e vera resilienza
I risultati mostrano chiaramente che le imprese industriali svizzere danno grande valore alla trasparenza nelle loro catene di fornitura, ma questa visibilità viene raramente tradotta in strategie di resilienza affidabili. La mancanza di integrazione dei dati e la scarsa automazione frenano il progresso – proprio in un contesto sempre più segnato da rischi normativi e geopolitici.
«La trasparenza non è un inizio, ma un risultato», continua Gerster. «Una solida base di dati consente di riconoscere, anticipare e gestire miratamente i rischi e proprio in questo risiede per le imprese orientate all'esportazione un vantaggio competitivo decisivo.»
Sulla ricerca
Nell'ambito di uno studio primario, Censuswide ha intervistato per conto di Dun & Bradstreet 2.000 professionisti e dirigenti nei cinque principali mercati di Germania, Svezia, Svizzera, Regno Unito e USA. Sono stati esaminati i seguenti ambiti:
• Sfide
normative
• Strutture di supply chain, trasparenza e sfide nelle relazioni con i fornitori
• Focus e investimenti
• Dati, AI e automazione
L'obiettivo era comprendere come le imprese manifatturiere gestiscono i rischi e la resilienza e quali priorità abbiano nei prossimi anni. I dirigenti partecipanti provenivano da svariate funzioni aziendali, inclusi supply chain e procurement. La ricerca è stata condotta nell'agosto 2025.
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Fonte: Dun & Bradstreet Schweiz AG, comunicato stampa
Articolo originale in tedesco pubblicato su: Schweizer Industrie ist nicht ausreichend krisenbereit: Studie zeigt grosse Lücken bei Resilienz
Traduzione automatica dal tedesco con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Contenuto revisionato per il pubblico italofono. Fa fede esclusivamente il testo originale del comunicato stampa.